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Giornate carissimiane 2015
Roma, 18 / 20 aprile

anniversario della nascita di Giacomo Carissimi  

in collaborazione con :
PIMS Pontificio Istituto di Musica Sacra, Basilica di Sant’Apollinare, Pontificio Collegio Germanico-Ungarico,
Pontificio Istituto Teutonico di S. Maria dell’Anima, Chiesa di S. Maria dell’Anima, Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
DHI Istituto Storico Germanico di Roma, IISM Istituto Italiano per la Storia della Musica, Fondazione G. Pierluigi da Palestrina, IBIMUS Istituto di Bibliografia Musicale, Associazione G. Carissimi – Archivio Manusardi, Institutum Romanum Finlandiae, Comune di Marino, MiBACT

sabato 18, ore 10 / 18
Sala Accademica del PIMS [ piazza Sant’Agostino 20a ]  ingresso libero
Giornata di studi interdisciplinari

prima sessione ore 10.00 – 13.30 presiede Agostino Ziino
Flavio Colusso : Saluto introduttivo
Cecilia Campa : La guerra delle passioni nelle prove di Fileno (1647) tra cantata ed esercizio spirituale
Michele Vannelli : Giuseppe Corsi da Celano e Giovanni Paolo Colonna. L’influenza della scuola Carissimiana nella musica bolognese di fine Seicento
Nadia Amendola : I testi per musica di Giovan Pietro Monesio nelle cantate di Carissimi. Nuove attribuzioni
Valentina Trovato : I “Sacri Concerti Musicali” (Roma 1675). Verso un’edizione critica

COLAZIONE RUSTICA CON PRODOTTI TIPICI DEI CASTELLI ROMANI

seconda sessione, ore 14.30 – 16.30 presiede Cecilia Campa
Markus Engelhardt : Gli Atti del Convegno carissimiano del 2005
Claudio Strinati : Il ritrovamento (1647) della “devotissima imagine della SS.ma Vergine nel portico di Sant’Apollinare”

tavola rotonda, ore 16.45 – 18.00 presiede Flavio Colusso
con Andrea Coen, Walter Testolin, Michele Vannelli e i partecipanti al convegno

La Giornata di studi nell’anniversario della nascita di Carissimi è un appuntamento annuale, un simbolico ma fattivo momento di incontro di studi e confronto fra tutti coloro che sono interessati alla figura e all’opera del grande Maestro seicentesco e dei suoi allievi. Articolata in relazioni scientifiche e conversazioni anche divulgative che contribuiscono ad approfondire e a diffondere la conoscenza di uno dei più grandi compositori della nostra storia musicale, la Giornata è anche occasione per ascoltare pagine di rara musica e celebrare le «Messe per l’anima sua» richieste da Carissimi in punto di morte.


ore 19 - Basilica di Sant’Apollinare [ piazza Sant’Apollinare 49 ]  ingresso libero
Concelebrazione eucaristica

presiede S.Em. Jean-Louis Tauran, cardinale titolare della Basilica di Sant’Apollinare

Servizio liturgico con musiche di G. Carissimi interpretate dall’Ensemble Seicentonovecento
Maria Chiara Chizzoni, Silvia De Palma, soprani
Toomas Kaldaru, Luigi Petroni, tenori / Walter Testolin, basso
Andrea Coen, organo / Flavio Colusso, direttore al cembalo


lunedì 20, ore 20
CONCERTO dell’Ensemble Seicentonovecento
... non ingannate il cor
Cantate, ariette e mottetti, da Roma a Münster
musiche di Giacomo Carissimi, Flavio Colusso

Margherita Chiminelli, Maria Chiara Chizzoni, soprani
Flavio Colusso, direttore al cembalo

L’Orecchio di Giano: Dialoghi della Antica et Moderna Musica
Roma, Villa Lante al Gianicolo


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download allegato :
download allegato : PDF programma di sala 2015
audio/video :

Carissimi. III Domenica di Pasqua / Anno B
Omelia di S. Em. Card. Jean-Louis Tauran

L’evangelista Luca era greco e il suo Vangelo era rivolto a un uditorio essenzialmente greco. Per di più, era medico, e perciò nutriva la preoccupazione di dimostrare che, nel cristianesimo, il corpo è una realtà nobile, contrariamente a quanto insegnava Platone, che propendeva per la separazione dell’anima dal corpo. Così, come abbiamo sentito nel brano di Vangelo appena proclamato, Luca parla delle mani e dei piedi di Gesù, che dice: "Toccatemi", e anzi mangia con i suoi apostoli.
Ciò vuol dire che Cristo risorto è lo stesso che era stato messo in croce, e ora ha raggiunto il Padre, aprendo per noi la via, e tutti noi, in un certo senso, siamo testimoni della sua risurrezione.
Non si può non osservare che i discepoli di Gesù hanno fatto fatica a comprendere Gesù vivo, che mangia con loro dopo la risurrezione. Perciò è importante sottolineare l’insistenza del Vangelo di Luca sull’identità del Risorto. Egli, che si manifesta dopo la sua risurrezione, non è un fantasma. Noi dobbiamo essere suoi testimoni.
Credere in Dio non vuol dire credere semplicemente che Dio esiste, ma che egli interviene oggi nella mia, nella nostra vita. Una volta morto e risorto, egli rimane presente in mezzo a noi. Tutti i Vangeli, quando riferiscono delle manifestazioni post-pasquali del Risorto, non parlano di “aprire" le porte, perché Gesù è già in mezzo a loro, e ne riconoscono la presenza nella celebrazione dell’Eucaristia. Noi siamo testimoni delta risurrezione di Gesù, e a causa del nostro battesimo, Dio ci chiede di dare testimonianza del Cristo risorto.

Cristo,
- che ci rivela la vera natura di Dio e della creatura umana;
- che ci fa capire che, la mattina di Pasqua, è stato inaugurato un mondo nuovo;
- che ci precede sempre sulle vie della storia umana.

“Il Cristo doveva patire" – dice Luca – “risuscitare dai morti", e il suo messaggio doveva risuonare in tutti gli angoli della terra! Cosa che i cristiani fanno, non solo attraverso Ie loro opere, ma soprattutto con la coerenza della vita. Si pone allora la domanda: Come essere testimoni della risurrezione? La risposta la troviamo nella seconda lettura: "osservando i suoi comandamenti” e, ovviamente, professando con gioia e fierezza il messaggio evangelico sempre nuovo.

Il Cristo risorto è anche colui che dà la vita alla Chiesa. È da osservare che tutte le manifestazioni di Gesù dopo la sua risurrezione si compiono quando i discepoli sono riuniti per pregare, specialmente celebrando l’Eucaristia. Perciò è importante che le nostre chiese siano belle, pulite, e la liturgia ivi celebrata, curata, affinché tutto richiami la grandezza di Dio.
Tra i mezzi privilegiati per compiere questa lode a Dio, troviamo la musica, col suo messaggio universale, e con la capacità, sua propria, di dare espressione ai sentimenti umani fondamentali.
Fin dalla preistoria, la musica ha manifestato i sentimenti di amore e di odio, di gioia e di egoismo, di pace e di guerra. Quando si pensa all’ingente produzione musicale di Giacomo Carissimi non si può che restare stupefatti dinanzi al senso della trascendenza che egli nutriva, e alla sua capacità di tradurlo in linguaggio musicale. Penso in particolare ai suoi Mottetti e alle sue Cantate. Ricordando la sua persona, e il patrimonio musicale che ci ha lasciato, riterrei che possiamo trarne una lezione: la musica è lode a Dio, ed è anche espressione della sofferenza o delle gioie della persona umana. Dobbiamo recuperare questo senso dell’adorazione e del rendimento di grazie a Dio. Troppo spesso la nostra preghiera consiste in una contrattazione: Signore, se tu mi dai ciò che ti chiedo, io farò questo o quello...

Penso che la musica di Carissimi ci orienti sulla giusta strada: recuperare il senso dell’adorazione e rendere attraente la celebrazione del mistero. Comprenderemo così meglio che cosa vuol dire: “Il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti il terzo giorno”.
Oggi ci rivolgiamo a questo Dio che ci dà Cristo sofferente e glorioso come compagno di viaggio lungo le vie della storia. Rendiamo grazie al Padre per la vita che in Gesù è prevalsa sulla legge comune della morte. E prendiamo consapevolezza che Gesù ha fatto tutto questo per noi.
Preghiamo anche affinché la nostra vita cristiana sia coerente, per poter portare agli uomini di tutti i tempi la luce che illumina il loro mistero.
Possa la musica di Carissimi aiutarci a riflettere su noi stessi, ma soprattutto ad aprire il nostro cuore e la nostra mente col canto, e ad apprezzare il suo messaggio universale. Allora saremo cittadini e testimoni di un’umanità rinnovata.

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